Backdoor Antivirus 8

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Backdoor Antivirus 8

Da ragazzino avevo una raccolta di fumetti intitolata The Dropouts. Contrariamente all’uso odierno della parola (generalmente qualcuno che non lavora, ma ha un bel progetto musicale destinato a fare il botto e indossa abiti di recupero più per necessità che per hipsterismo) definiva una coppia di naufraghi, Alf e Shandy, che trascorrevano giornate pressappoco identiche su una minuscola isola deserta. Ricordo in particolare una striscia: i due erano sdraiati sotto l’unica pianta di cocco, mani intrecciate dietro la testa, in silenzio. Non succedeva niente. Alla fine, uno dei due diceva “sempre duro il lunedì, eh?”.

Ecco, oggi funziona un po’così.

Ma non per tutti, là “fuori” c’è gente che garantisce servizi e, soprattutto, ci sono infermiere/i e dottoresse/dottori che immagino siano a pezzi. Credo che ognuno di noi sia in contatto con qualcuno che lavora in ospedale e sa bene che, quando riescono a risponderci, sono quasi sempre esausti, ma anche risoluti e, se ce la fanno, persino ironici.

Bè, grazie.

Ho pensato a cosa dedicare loro oggi, e mi veniva sempre in mente l’attacco di  “I’m So Tired” dei Beatles, quella sensazione di beatitudine malsana da svenimento annunciata da “I’m so tired, I haven’t slept a wink I’m so tired, my mind is on the blink”, ma poi ho pensato che ci voleva qualcosa di più ottimista, insomma una canzone pop di minchionesco supporto.

Mi sono ricordato di quando, trent’anni fa, svolgevo il mio ameno servizio militare. Un pomeriggio in caserma, in cui eravamo quasi tutti  in aria di congedo, ma scazzatissimi e irascibili, all’improvviso è partita nei corridoi da una radio a tutto volume “Samarcanda” di Roberto Vecchioni. Memorie da dopoguerra, lo so, e anche se ascoltate solo noise giapponese o il lati B dei 12″ della Warp, immagino che vi sia capitato almeno una volta nella vita di sentire quella canzone. Un ritmo folk, da danza agreste, con un ritornello di quelli che non ti stacchi (mai) più dal cervello che fa “Oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh”.  Appunto. Esattamente quando partì il refrain del cavallo, un commilitone abruzzese metallaro totale assoluto, che in nove mesi ci aveva omaggiati credo di sedici parole in totale, cominciò a battere gli anfibi a tempo e a muoversi con la mano fieramente alta nel gesto delle tre corna. Yeah! Impazzimmo tutti, sull’ennesimo oh oh cavallo, esplose un coro da stadio esaurito in ogni ordine di posto, chiunque batteva a tempo su armadietti, letti a castello o gavette d’alluminio. Qualcuno, persino, rise. Poi, finita la canzone, tornammo tutti abbastanza velocemente al nostro aplomb virilmente tenuto in piedi con il Vinavil. Ma fu un momento indimenticabile, di fiera e impagabile cazzoneria liberatoria.

Quindi, cari amici che siete al limite, e non dormite da tempo e non so nemmeno bene che cosa state e dovrete affrontare, ecco il mio piccolo omaggio. Have fun, se potete.

https://www.youtube.com/watch?v=VrUoDdS8lBc

doctor-and-the-medics

 

Dimenticavo, grazie per i contributi della campagna OGGETTO DISPETTO, domani pubblicheremo una prima scintillante carrellata.

 

Backdoor riaprirà, si spera presto, e i vinili torneranno a girare

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