privè novembre 2013

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Decidiamo di fare la festa di compleanno di nostra figlia piccola in casa. Più tradizionale, più calda. L’invito viene esteso unicamente alle compagne di classe e a due amiche del cuore “esterne”. No maschi, rigorosamente no maschi. Aderiscono tutte. Comincio a guardare i vinili e i cd, che chiaramente sono ovunque, e non sono più così sicuro che sia stata una buona idea. Tento una manovra: “Secondo me, per ricavare più spazio, è meglio se spostiamo i divani ai lati”. Ai lati, chiaramente, ci sono i mobili Ikea con parte della collezione. Mi sento un fine stratega. Il resto della famiglia sorride e acconsente. In sostanza mettiamo delle paratie solide a riparo del piatto e di una parte del classic rock. Molto bene. Recuperiamo le bambine, un totale di diciassette angioletti ben pettinati e ricchi di fiocchetti. Hanno tutte sette anni e sono adorabili. Appena entrano in casa, rivedo il giudizio. Urlano come delle riot grrrl, corrono ovunque, saltano, sudano, slegano i fiocchetti, si spettinano. Palloncini ovunque, pogo sui divani, urlano. Ero sicuro di avere le Au Revoir Simone e invece ho le Bikini Kill. Mi rendo conto che i vinili sono al sicuro e mi rilasso. Le guardo e sorrido. Provengo da una famiglia rigidamente maschile e scopro che quello per noi era il calcio di rigore, per loro è la ruota. O la spaccata. Noi stangavamo verso porte teoriche di cui scorgevamo pali e traverse immaginifici (cretino, quello era palo), loro fanno la ruota sui palmi delle mani o la spaccata (che mi agita sempre, -attenta che ti fai maaaaale-). Comunque tutto funziona. Ma urlano, questo va detto, urlano. Parte un bicchiere di Coca Cola contro il muro (non quello dei vinili, vivaiddio), ma può succedere. Non so se l’ho già detto, ma urlano. Può sembrare incredibile, ma ho preparato una mista anche per questa occasione. Un best of di Zecchino d’oro, cartoni animati assortiti e, ovviamente Winx. Chiedono di alzare il volume e ballano. Un incastro di Heather Parisi e Lydia Lunch, nel senso che tirano la gamba in aria, ma scalciano anche con furore. A un certo punto in due mi chiedono “Hai qualcosa di rock?”. Capite, è un momento topico. “Bambola, di rock ne ho quanto ne vuoi”. So come muovermi, perché ho già sperimentato con mia figlia il concetto di rock. Non bisogna far passi falsi con Buddy Holly o simili, immaginando un approccio filologico. Dritti al punto. Così metto No Fun degli Stooges. E funziona. Saltano e, ma direi che è legittimo in questo caso, urlano ancora. Per me, se nessuno dei genitori mi denuncerà, è un gran bel momento. Finché non vedo una delle invitate seduta per terra, con il broncio. Mi avvicino. “Sveva, qualcosa non va?”. “Non mi diverto”. Tento di rincuorarla con patatine (niente da fare, e dire che erano Fonzies…), Coca Cola (“Chi ti ha detto che ho sete?”) e, alla fine, un invito danzante. Nel senso che le dico “Perché non balli anche tu, non ti piace questa musica?”. “No, perché non è per niente rock”. Calma, parliamone. Così mi siedo di fianco a lei e capisco di essere il titolo di un racconto di Dave Eggers, una cosa tipo “Talkin’ with the little Sveva about the Stooges”. “Sveva, questo è rock, sai che il cantante è soprannominato l’Iguana?”. “L’iguana è una bestia schifosa”. “Infatti, ma proprio per questo è molto rock, senti che chitarre”. “Io non lo so disegnare l’iguana, faccio bene il gattino”. “Meglio, brava”. Vorrei dirle che il gattino è tanto Belle and Sebastian e io non ho nulla contro i felini twee pop, ma mi rendo conto che tutto assomiglierebbe davvero troppo a un esercizio di letteratura creativa. Mi alzo. “Dai Sveva, balla e divertiti”. Lei non mi degna di uno sguardo, ma poco dopo, per lo meno, si mette in fila per la caccia al tesoro. Ho un attimo di terrore: e se si mettono a rovistare tra le copertine, stracciano On The Beach, sradicano a morsi il secondo Soft Machine? Prima che mi agiti, vengono chiariti i limiti del gioco: “Lì non c’è niente, chiaro?”. Lì sono i vinili. Mi rilasso. Poi mi sento toccare una mano. È Sveva. “Lì cos’è?”. “Sono i dischi”. “Non so cosa sono i dischi”. “È dove c’è la musica, esistevano prima dei cd”. “Non so cosa sono i cd”. “Quelli rotondi, nelle scatoline, dove c’è la musica”. Mi interrompe. “Mio papà la musica ce l’ha in una chiave che si infila dentro al computer”. La guardo, “Sveva, vai che stanno facendo le squadre, non vorrai perderti la caccia al tesoro, vai”. E va. Diverse urla dopo, arrivano i genitori a prenderle. È andato tutto bene, mia figlia è felice e ci siamo divertiti. Distribuiamo giubbotti e zainetti. All’improvviso mi becco un calcio sul polpaccio. È Sveva. Mi fa la lingua e dice “L’iguana è un animale brutto”. Poi se ne va per mano con la sua mamma. Io rimango zitto e non so se parlarne direttamente a Iggy Pop, magari mandargli una mail spiegandogli come sono andate le cose. Ci penserò. In sottofondo, intanto, è partito un lento delle Winx e direi che non urla più nessuno.

Playlist

(cose che mi sono piaciute)

 

Dischi

 

Fitness Forever Cosmos (Elefant)

Capolavoro pop. A Rumore di dicembre per i dettagli.

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Rainforest Spiritual Enslavement

Quattro 12” e un mistero dietro. Missionari inghiottiti dalla giungla. Pozze nere di suono. Ambient malarica. Londra tra le liane.

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King Krule 6 Feet Beneath The Moon (XL)

Da Billy Bragg a The Street. Giovanissimo, con voce da orco inglese. E con tocco soul magistrale.

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Lou Reed Transformer (RCA, 1972)

Lo so, è banale. Però mi manca.

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His Clancyness Vicious (Fat Cat)

Se indie ha ancora un senso, qui trova la sua forma più ampia.

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Massimo Volume Lungo i bordi (Tannen)

Su vinile, finalmente.

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Husker Du Candy Apple Grey (Warner, 1986)

Cristo, gli Husker Du.

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Libri

 

Paolo Cognetti Il ragazzo selvatico (Terre di mezzo)

Solo, in una baita. Farò quella fine anch’io, a far sentire i dischi degli Smiths ai camosci.

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Eraldo Pecci Il Toro non può perdere (Rizzoli)

Magari. Un bel libro sulla stagione dello scudetto (’75 ’76), ma anche su Torino e un mondo e un modo di fare calcio che non esistono più. Meglio se siete granata, ma non indispensabile.

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Alessandro Baronciani Raccolta (Bao)

Storie brevi in formato adorabile. Se girate veloci le pagine è il film più bello di questo mese.

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Altro

 

Quando alla fine della prima seria di The Walking Dead ripartono tutti, disperati e silenziosi, con Tomorrow Is A Long Time di Dylan in sottofondo.

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Searching For Sugar Man

Film e storia incredibile. Nessuno a Detroit, un re in Sudafrica. Colonna sonora (low price) splendida.

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Il rovescio di Richard Gasquet

 

ATP Masters Series Monte Carlo - Day Four

 

 

 

 

 

 

Cose che mi fanno venire “i nervi”

 

Quando stai camminando sul marciapiede e dietro (sempre sul marciapiede) uno in bici ti fa suonare il campanello.

 

La gente che non mi conosce e mi chiama “caro”.

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