Privè febbraio 2014

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(foto di Roberto Zava)

Lo so, questo è il privè di febbraio e siamo al 13 di marzo. Non va bene. Ma è stato un mese complicato. Impegni a valanga, ho consegnato un libro nuovo, si è rotta la lavastoviglie, abbiamo perso il derby (come sempre). Insomma un sacco di doveri imminenti e guai assortiti. Quel genere di settimane in cui vagheggi di andare a vivere su un alpeggio, in un salubre silenzio degno di un disco di Ryoji Ikeda (per esempio la colonna sonora di See You At Regis Debray, il nulla assoluto in ben due cd). Ritemprarsi la mente e forgiare il corpo: pii desideri inarrivabili. Hai sonno, troppi caffè e un malsano desiderio di vita normale, una roba stile fictionsuraiunoepoisubitoadormirenonvogliosapereniente. Sono segnali pericolosi. Intanto tiri dritto e ignori le occhiaie degne di Peter Murphy. Poi però, come sempre, succedono piccoli fatti miracolosi che ti salvano. Micro regali inaspettati. Apro la posta e trovo una mail di Andrea P. da Pordenone. È un cliente simpatico, mi ha ordinato già dei dischi in passato, condividiamo una passione smodata per l’ep dei Moin e ha anche un collega, Davide D., cui ho spedito diverse cose, tra cui un 10” della Backbeat Band. Insomma gente dai gusti raffinati e non disgraziati come quello che poco prima di controllare le mail mi aveva domandato “Raccolte per far ballare gli anziani? Ne abbiamo?”. Mentre mi chiedo che cosa ballino gli anziani (Rita Pavone? I Vanilla Fudge? Pipino e i suoi Pinguini?) e drammaticamente come (sostenendosi l’un l’altro? con il girello ospedaliero?), leggo il messaggio. Ma soprattutto, apro l’allegato. Sono foto del concerto al Kino Siska di Lubiana dei My Bloody Valentine. L’autore si chiama Roberto Zava e si vede che ci sa fare. Di solito le foto dei live sono sfocate da far schifo e qualcuno tenta sempre di giustificarne la pochezza con un pietoso “Ti piace l’effetto mosso? Non volevo fare il solito scatto banale in posa”. Le guardo, salto subito quella del venerabile Kevin Shields perché, come già detto altrove, mi ricorda Gianroberto Casaleggio e la cosa mi agita. Proseguo. Appare Bilinda Butcher. La sublime, meravigliosa Bilinda, dea di dolcezze assonnate (la svegliavano alle sette di mattina, per farla cantare in modo pigro e sensuale) e rumori assordanti (il feedback assoluto dei mbv). Ha un vestito corto e quello sguardo mite da frastuono imminente. Bellissima. Quindi eseguo un gesto da shoegaze al contrario: sono io a guardare le sue scarpe. Mi immobilizzo di fronte alla foto. Lo ammetto, sono l’esatto contrario di un feticista del piede. Anzi, mi fanno schifo i piedi e tutto ciò che li riguarda, donna e uomo, senza distinzione. Ribrezzo. Ma qui, in questo scatto che evidenzia il tacco di Bilinda sulla pedaliera, c’è della poesia. Arte, azzarderei. Eleganza e promessa. Le ho indossate per voi e adesso, con la loro semplice pressione, vi divoro le orecchie. Permetto al feedback di spazzar via le vostre ansie, affogate senza remore nell’onda degli amplificatori. E da là sotto afferrate appena la dolcezza delle mie parole. Con questo tacco, io vi salvo. Ok, sono “andato”, completamente bollito, in pieno delirio mistico shoegazistico. Sarà il mancato riposo, i troppi ascolti di Loose My Breath in gioventù, i capelli pettinati di lato e le Fender Jazzmasters allineate, non saprei, ma rimango comunque ipnotizzato. Immobile di fronte allo schermo. Mesmerizzato dalla calzatura che sprigionerà l’adorabile massacro. Non riesco ad alzarmi. Gli eventi e la triste realtà decidono per me e dopo una manciata di ore, mi stacco mio malgrado dalla postazione. Ma ci torno a intervalli molto brevi, felice della mia sindrome di Stendhal targata Creation. Ringrazio i benefattori friulani, guardo Bilinda e rispetto tutte le mie scadenze. Ma le voci iniziano a girare: “Mi hanno detto che hai delle foto interessanti nel retro…”, “Novità dei My Bloody Valentine…?”. Qualcuno ha fatto la spia o forse io in una sorta di veglia sonnambulistica mi sono lasciato scappare qualcosa. Ma non posso sottrarmi. E così disciplino delle visite guidate alle immagini di Bilinda. Decido io i tempi e le modalità. È una cosa a metà tra la comitiva giapponese al Louvre e i mistici post chiavate senza frontiere devoti della Madonna di Medjugorje. Per un’esperienza più completa, metto Soon di sottofondo. Guardo le espressioni, memorizzo i commenti, finiranno forse nel prossimo privè. I devoti aumentano. Le sacre icone sono state rese qui disponibili. Guardate le foto e convertitevi, non è mai troppo tardi per abbracciare una fede consona ai vostri meriti. Fatelo, For the love of Bilinda.

 

Playlist:

 

cose che mi sono piaciute:

 

Dischi:

Liminanas Costa Blanca (Trouble In Mind)

Duo di Perpignan tra garage fuzz, (molto) Gainsbourg e cinematografia italiana. Tres cool.

TIM060.Liminanas.CostaBlanca.LPjkt

 

 

 

 

 

Morrissey Satellite of Love (Parlophone)

Assolutamente inutile. E come tale, adorabilmente imperdibile.

 ET+Morrissey+Satellite+Of+Love+Live

 

Libri:

 

Aleksandar Hemon Il libro delle mie vite (Einaudi)

Ennesimo gran libro di auto biografia travestita da romanzo/racconto. Cosa significa sentirsi stranieri, come scoppia una guerra.

aleksandar_hemon_il_libro_delle_mie_vite

 

 

 

 

 

Altro:

 

I Perturbazione a Sanremo. Vederli così eleganti e con una canzone “più loro” di quelle recenti è stata una bella soddisfazione. Non guardavo Sanremo da quando ha vinto Alice ed è stata una prova disumana. Certi passaggi mi hanno ricordato alcuni esperimenti di rettocolonscopia telepatica.

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