Il mondo Backdoor. Contributi sparsi tra playlist,
meraviglie annidate tra la polvere e follie condivise.
Tutto in Via Pinelli 45, Torino.
Satisfaction guaranteed: Pinelli Park
1-Quentin Tarantino “C’era una volta a…Hollywood”
Buon anno e grazie a tutti i partecipanti alla ormai storica festa backdooriana del 24 dicembre, con show impareggiabile de Il Direttore.
Ecco qualche foto e, al fondo, la scheda per le Votazioni Backdoor, affrettatevi, le urne stanno per chiudere
Migliori 10 dischi del 2019:
(ci si può spingere fino a 50, volendo…)
Miglior concerto dell’anno
Miglior canzone dell’anno
Miglior ristampa dell’anno
Disko minkia
Un bel libro letto nel 2019 (anche vecchio):
Un bel film visto nel 2019 (anche vecchio):
Una bella cosa del 2019:
Ti pagano a peso d’oro e non puoi rifiutare: sei ufficialmente un nuovo membro dei Kiss. Da che cosa vuoi truccarti?
Scegli tu, non puoi esimerti:
1-Con il cantante dei Negramaro in una gara di karaoke in un pub sulla tangenziale (una qualsiasi). Da mangiare servono solo galleti amburghesi vallespluga e Sprite calda.
2-Con la Vanoni a un convegno sui benefici del botulino in un centro commerciale di Chiasso. Di fianco a te c’è Mario Giordano che telefona senza sosta.
3-con Jovanotti, in spiaggia, senza crema solare, sudato, in infradito, in mezzo a dei suoi fan che ti toccano continuamente il braccio a voler dire “è troppo forte, eh!!”.
4-a un festival gabber con Stefano Tacconi e alcuni suoi amici, e tu sei vestito con il costume di Arlecchino.
https://www.youtube.com/watch?v=3gCWOb7V-b0
E anche quest’anno è fatta.
Arrivati integri al traguardo? Salvi? Pronti?
Trattatevi bene, venite a trovarci e compratevi un disco.
Verso mezzogiorno scatterà il consueto e amatissimo party natalizio: brindisi indie rock, panettone di farro, vino assortito, delizie gastronomiche a sorpresa, i grandi malvagi della Storia firmati dal Signor Franco e, soprattutto, cornucopia di regali texani gentilmente offerti dal Direttore.
Non potete mancare, perché, come ricorderete, (You Gotta) Fight For Your Right (To Party)
https://www.youtube.com/watch?v=eBShN8qT4lk
quindi, Buon Natale a tutti
Keep On Rockin’ In The Free (Backdoor’s) World
https://www.youtube.com/watch?v=GYT8yc3bf1k
https://www.youtube.com/watch?v=Y-bxBKXuIaM
Ok, ci siamo quasi.
Direi che è ora di entrare nello spirito natalizio, e il modo migliore è affidarsi senza indugio a Josh Rouse.
Lui è un mio eroe (un altro?).
Lo sanno bene i Backdooriani che, molto garbatamente, hanno acconsentito più o meno tutti a comprare almeno il suo “1972″.
Ma davvero, chi altro riesce a combinare meglio 70′s soul, indie rock, un pizzico di funk alla Hall & Oates e ballate americane?
Direi che la foto è emblematica, nessuno sta meglio di lui. Rilassato, al caldo, sulla costa spagnola in smoking a bordo piscina.
Il suo “The Holiday Sounds Of Josh Rouse” è stata la mia colonna sonora di questo mese.
Intanto impazzano le meraviglie natalizie.
Oggi, una signora dallo sguardo severo, dopo aver guardato tutti i dischi mi ha chiesto “Avete un bel libro sulle erbe officinali?”.
“No? e qualcosa dal vivo di Alessandro Haber, al limite?”.
“Al limite” è il punto cruciale-
Ma la nostra preferita è questa: uno sconosciuto compra un paio di dischi e chiede “Posso avere due pacchetti separati?”.
“Ma certo”.
Faccio il primo e domando “Vuole che metta una lettera di riconoscimento dietro?”.
“Sì, grazie, metta A, per Alberto”.
Benissimo. Faccio il secondo pacchetto, “Su questo va per esclusione?”.
“No, no, va per Enrico, lo scriva dietro”.
Boom!
https://www.youtube.com/watch?v=UQfgDtgueDE&list=OLAK5uy_nTrgyLBAMpvgofVlATgUyU30slnysKcOQ&index=2
Il Boss è tornato.
L’uomo che un tempo fu Vittorio Cane, ora è LATLETA.
Il comeback dei Tool, al confronto, è una barzelletta.
Ok, il video è vagamente statico, ma serve a mettervi sul gusto per l’imminente uscita
Qui tutte le informazioni: http://www.latleta.com/home.html
la canzone si chiama “Ibiza” e stasera è Sabato Sera. Non devo aggiungere altro.
Get In The Groove with L’ATLETA.
Ovviamente non ci siamo lasciati scappare l’occasione di poterlo intervistare:
- Descrivi il tuo disco a chi non sa niente di niente
E’ un disco d’Amore e si chiama ’Miraggi’.
Inizia con ‘Viva la vita’ e mi sembra un buon principio.
Ha un ritmo semplice, la cassa in quattro, l’arpeggiatore e tanti vecchi synth, si potrebbe utilizzare anche per fare aerobica.
I testi penso che siano il pezzo forte, mi fanno emozionare. Insieme alle melodie.
Mi sto avvicinando alla Luce.
Per il futuro vorrei diventare un reverendo come William Onyeabor.
Ma per ora è un ritorno alla musica pubblicata, e sono molto contento.
-A chi bisognerebbe regalarlo a Natale?
Va bene per tutti senza gli uomini senza le sopracciglia ad ali di gabbiano.
E per tutte le donne senza le unghie ricostruite o finte appiccicate.
Gioco educativo da 09 a 99.
Da regalare in particolare agli amici, alla ragazza, al fidanzato, ai contenti, agli entusiasti e ai depressi.
Poi ai papà, alle mamme, mogli, mariti, alla vecchia zia che ti vuole bene, al nonno appassionato di hi-fi e al Signor Franco.
-Il regalo che vorresti per Natale
Un sintetizzatore. Il Crumar DS2. Che non ho mai provato.
E un LP di Enzo Carella “Barbara e altri Carella” (1979) che ho scoperto da poco.
Oppure sempre con lo stesso paroliere (Panella) ‘Era ora’ di Pappalardo, con musiche di Battisti.
-Il regalo più brutto mai ricevuto a Natale
Ho una pessima memoria. Ricordo però quello più bello, un trenino elettrico con la locomotiva marrone.
https://www.youtube.com/watch?v=xtHhO7UNSOk
Nella lunga, lunghissima sequela di miei idoli pop ci sono anche i Comet Gain, ovviamente.
Si formano a Londra nel 1992 e incarnano perfettamente quell’adorabile spirito tutto britannico di melodie con piglio punk, ballate acustiche sepolte dalla pioggia e malinconia da mattina post sabato passato a ballare northern soul.
Lo so, dico sempre le stesse cose, ma come si fa a resistere?
“Mid8Ts” è una canzone epocale, nel senso che fissa davvero un periodo, un modo Fred Perry di stare al mondo. Gioca sulla nostalgia e sulla rabbia, ma soprattutto fissa un codice genetico, un’appartenenza fortissima.
Fermatevi su “You Belong Here” e guardatevi intorno.
Non siete anche voi esattamente lì?
We’re exclamation marks, the approximate yeah!
Shy and tender, we burn like tinder
We were fireflies in the hard breeze, we were 60s in the 80s
Jumpers with holes, playing our roles
A skinny swan vesta with a replica Vespa
We’re Friday night feathers in our stripes and leathers
And you, you belong here
And you, you belong here
And you might as well go where you belong
Our obsessions consume us, they often kill us
To be someone must be a wonderful thing
Old mods with bellies and hair like shit
All your heydays deserve better than this
And you, you belong here
And you, you belong here
So you might as well go where you belong
The mid to late 80s
And you, you belong here
And you, you belong here
But I don’t belong here
But I don’t belong here
My 4 am. shivers are gone
My punk rock damage is done
I’m here and it’s where I belong
Still singing this song
You belong here
And you, you belong here
And you, you belong here
And you, you belong here
Whatever happened to the Camden girls?
https://www.youtube.com/watch?v=e3nvJ2hmaUI
Uno dei miei sentimenti preferiti è la nostalgia.
Uno dei miei gruppi preferiti sono i Kinks.
Il loro disco che amo di più è “The Kinks Are The Village Green Preservation Society”, incentrato interamente sulla nostalgia per una vecchia Inghilterra che sta scomparendo.
Bingo, tutto torna.
Com’è noto, il disco è una sorta di concept su un villaggio rurale inglese, forse situato nel Devon. Ma lì, tra quei prati dove si gioca a cricket, Ray Davies (sempre sia lodato), inserisce alcuni dei suoi temi classici: il tempo che passa inesorabilmente, gli amici di infanzia ormai persi di vista, la natura non azzannata dalla città e gli ultimi treni a vapore. Quest’esibizione è del 1973, cinque anni dopo l’uscita dell’album, e ci sono baffi e, soprattutto, maglioni straordinari. I due fratelli Davies incrociano le voci e dietro a loro ci sono fiati spettacolari. Cantano una cosa come ”Dio salvi i piccoli negozi, le tazze in porcellana cinese e la verginità”. Mi sono sempre domandato se la Regina Elisabetta fosse informata sui Kinks.
La nostalgia è una brutta bestia, ma solo per chi non la conosce. Presuppone che ciò che ti manca ti sia piaciuto molto in passato. Quindi ne culli il ricordo, lo “mantieni” con dolcezza. E se lo fai con i Kinks di sottofondo, funziona ancora meglio.
Diciamolo: chi altri potrebbe concepire una rima come:
We are the Sherlock Holmes English-speaking Vernacular
God save Fu Manchu, Moriarty and Dracula
nessuno, chiaramente. E allora, sempre e comunque: God Save The Kinks
https://www.youtube.com/watch?v=AJ-BFlTo5ag
Passato un buon weekend? Spero migliore di quello del video di Weyes Blood (aka Natalie Laura Mering), piuttosto Lucio Fulci, a dirla tutta. “Titanic Rising” è uno dei picchi del 2019. Cantautorato 70′s (Laura Nyro quando è supportata dai fiati? i Carpenters?) giocato tra estasi pop e apocalisse dietro l’angolo. Il Natale si avvicina e, inevitabilmente, fioccano le richieste disperate e disparate. Una delle migliori: “Avete dischi di Mia Marini quando era ancora viva?”. Attenti, perché è sottile. Sottintende che cosa? Forse la possibilità che ci mandino inediti dall’aldilà (pensate che sviluppo, per il mercato discografico)? Desiderava qualcosa del suo periodo artistico ancora “propositivo”? Non voleva raccolte? Chissà. Meno criptica, ma notevole anche “Avete una bella raccolta in dvd di Renato Rascel. Ma fatta bene?”. Dritta, precisa, in barba all’indie rock, al rock sotterraneo e persino a Weyes Blood. Alè.
https://www.youtube.com/watch?v=CrwZYTqMky0
Nel 2017, le foto di questa ragazza che fronteggia un militante dell’estrema destra inglese, hanno fatto il giro del mondo. Lei sorride e non arretra di un centimetro di fronte alle offese del tipo dell’English Defense League. E, per giunta, indossa una t-shirt degli Specials. Si chiama Saffiyah Khan, è nata in Inghilterra, ed è figlia di genitori pakistani e bosniaci, all’epoca ha 18 anni. Terry Hall, il cantante della band ska di Coventry, la chiama e le affida il compito di cantare e modificare il testo di “Ten Commandments of Man”, un classico di Prince Buster. La canzone finisce sul disco (eccellente e vergognosamente poco considerato) di ritorno degli Specials di quest’anno, “Encore”, quindi vanno in tour insieme. La bellezza dell’insieme è evidente, ma qui, nel blog di Tony Face
http://tonyface.blogspot.com/2019/04/the-specials-e-saffiyah-khan.html
(leggenda mod italiana e autore di ottimi libri musicali), trovate qualche dato in più.
Gli Specials sono una delle mie band eroiche. Ho imparato ascoltandoli il valore di un concetto come “multirazziale”. Il loro esordio, oltre a essere uno dei dischi migliori di tutti i tempi, è stato anche uno dei primi che ho comprato. Avevo compiuto da poco quattordici anni e sono andato in un piccolo negozio che stava nel sotterraneo di un enorme rivenditore di elettrodomestici e hi-fi del mio quartiere. Avevo pochi soldi e idee confuse. Andai dal commesso con due dischi in mano e gli chiesi “Tu quale mi consiglieresti?”. Lui mi ha guardato e poi ha risposto “Sono entrambi molto buoni, ma per questo c’è tempo”. Era “Rust Never Sleeps” di Neil Young. “Dammi retta, compra questo e divertiti”. E, ovviamente era “The Specials”. Chissà che fine ha fatto, ma ovunque tu sia, grazie ancora per la dritta.
https://www.youtube.com/watch?v=TSMffdtyOwI
Anche quando sono debole e mi sto per spezzare
e starò piangendo alla stazione ferroviaria
perché posso vedere i tuoi volti
C’è così tanta pace da trovare nei volti delle persone
Bè, in Inghilterra è andata come temevo, forse persino peggio. Diciamo che questo è il commento che faccio più o meno su tutto quello che accade nel mondo. Sentirsi rifiutati da quell’Isola, che tanto amiamo (bastano musica e calcio?) non è una bella sensazione. Forse dovrebbe insegnarci qualcosa il concetto di “sentirsi rifiutati”. Che gran tristezza. Come mi consolo? Nel solito modo, cerco rifugio e consolazione tra i dischi, tra quello che mi dicono. In quello che provano a cambiare, anche solo a modificare leggermente. Lo so, la musica forse non ha più quel potere, però . Chissà. Per dire, io credo in Kate Tempest, nel suo accento cockney, nella sua rabbia mista alla dolcezza che in quegli anni non puoi avere ancora smarrito del tutto. Migliaia di parole le sue, anche nei libri, sempre precise, malinconicamente taglienti. Ecco, lei è una delle mie speranze
London Call(ing)? Kate Answers
bonus:
https://www.youtube.com/watch?v=ffxrCDvJ8LI
Europe Is Lost. Epitaffio in rime e groove.