Il mondo Backdoor. Contributi sparsi tra playlist,
meraviglie annidate tra la polvere e follie condivise.
Tutto in Via Pinelli 45, Torino.
Satisfaction guaranteed: Pinelli Park
https://www.youtube.com/watch?v=Y-bxBKXuIaM
Ok, ci siamo quasi.
Direi che è ora di entrare nello spirito natalizio, e il modo migliore è affidarsi senza indugio a Josh Rouse.
Lui è un mio eroe (un altro?).
Lo sanno bene i Backdooriani che, molto garbatamente, hanno acconsentito più o meno tutti a comprare almeno il suo “1972″.
Ma davvero, chi altro riesce a combinare meglio 70′s soul, indie rock, un pizzico di funk alla Hall & Oates e ballate americane?
Direi che la foto è emblematica, nessuno sta meglio di lui. Rilassato, al caldo, sulla costa spagnola in smoking a bordo piscina.
Il suo “The Holiday Sounds Of Josh Rouse” è stata la mia colonna sonora di questo mese.
Intanto impazzano le meraviglie natalizie.
Oggi, una signora dallo sguardo severo, dopo aver guardato tutti i dischi mi ha chiesto “Avete un bel libro sulle erbe officinali?”.
“No? e qualcosa dal vivo di Alessandro Haber, al limite?”.
“Al limite” è il punto cruciale-
Ma la nostra preferita è questa: uno sconosciuto compra un paio di dischi e chiede “Posso avere due pacchetti separati?”.
“Ma certo”.
Faccio il primo e domando “Vuole che metta una lettera di riconoscimento dietro?”.
“Sì, grazie, metta A, per Alberto”.
Benissimo. Faccio il secondo pacchetto, “Su questo va per esclusione?”.
“No, no, va per Enrico, lo scriva dietro”.
Boom!
https://www.youtube.com/watch?v=UQfgDtgueDE&list=OLAK5uy_nTrgyLBAMpvgofVlATgUyU30slnysKcOQ&index=2
Il Boss è tornato.
L’uomo che un tempo fu Vittorio Cane, ora è LATLETA.
Il comeback dei Tool, al confronto, è una barzelletta.
Ok, il video è vagamente statico, ma serve a mettervi sul gusto per l’imminente uscita
Qui tutte le informazioni: http://www.latleta.com/home.html
la canzone si chiama “Ibiza” e stasera è Sabato Sera. Non devo aggiungere altro.
Get In The Groove with L’ATLETA.
Ovviamente non ci siamo lasciati scappare l’occasione di poterlo intervistare:
- Descrivi il tuo disco a chi non sa niente di niente
E’ un disco d’Amore e si chiama ’Miraggi’.
Inizia con ‘Viva la vita’ e mi sembra un buon principio.
Ha un ritmo semplice, la cassa in quattro, l’arpeggiatore e tanti vecchi synth, si potrebbe utilizzare anche per fare aerobica.
I testi penso che siano il pezzo forte, mi fanno emozionare. Insieme alle melodie.
Mi sto avvicinando alla Luce.
Per il futuro vorrei diventare un reverendo come William Onyeabor.
Ma per ora è un ritorno alla musica pubblicata, e sono molto contento.
-A chi bisognerebbe regalarlo a Natale?
Va bene per tutti senza gli uomini senza le sopracciglia ad ali di gabbiano.
E per tutte le donne senza le unghie ricostruite o finte appiccicate.
Gioco educativo da 09 a 99.
Da regalare in particolare agli amici, alla ragazza, al fidanzato, ai contenti, agli entusiasti e ai depressi.
Poi ai papà, alle mamme, mogli, mariti, alla vecchia zia che ti vuole bene, al nonno appassionato di hi-fi e al Signor Franco.
-Il regalo che vorresti per Natale
Un sintetizzatore. Il Crumar DS2. Che non ho mai provato.
E un LP di Enzo Carella “Barbara e altri Carella” (1979) che ho scoperto da poco.
Oppure sempre con lo stesso paroliere (Panella) ‘Era ora’ di Pappalardo, con musiche di Battisti.
-Il regalo più brutto mai ricevuto a Natale
Ho una pessima memoria. Ricordo però quello più bello, un trenino elettrico con la locomotiva marrone.
https://www.youtube.com/watch?v=xtHhO7UNSOk
Nella lunga, lunghissima sequela di miei idoli pop ci sono anche i Comet Gain, ovviamente.
Si formano a Londra nel 1992 e incarnano perfettamente quell’adorabile spirito tutto britannico di melodie con piglio punk, ballate acustiche sepolte dalla pioggia e malinconia da mattina post sabato passato a ballare northern soul.
Lo so, dico sempre le stesse cose, ma come si fa a resistere?
“Mid8Ts” è una canzone epocale, nel senso che fissa davvero un periodo, un modo Fred Perry di stare al mondo. Gioca sulla nostalgia e sulla rabbia, ma soprattutto fissa un codice genetico, un’appartenenza fortissima.
Fermatevi su “You Belong Here” e guardatevi intorno.
Non siete anche voi esattamente lì?
We’re exclamation marks, the approximate yeah!
Shy and tender, we burn like tinder
We were fireflies in the hard breeze, we were 60s in the 80s
Jumpers with holes, playing our roles
A skinny swan vesta with a replica Vespa
We’re Friday night feathers in our stripes and leathers
And you, you belong here
And you, you belong here
And you might as well go where you belong
Our obsessions consume us, they often kill us
To be someone must be a wonderful thing
Old mods with bellies and hair like shit
All your heydays deserve better than this
And you, you belong here
And you, you belong here
So you might as well go where you belong
The mid to late 80s
And you, you belong here
And you, you belong here
But I don’t belong here
But I don’t belong here
My 4 am. shivers are gone
My punk rock damage is done
I’m here and it’s where I belong
Still singing this song
You belong here
And you, you belong here
And you, you belong here
And you, you belong here
Whatever happened to the Camden girls?
https://www.youtube.com/watch?v=e3nvJ2hmaUI
Uno dei miei sentimenti preferiti è la nostalgia.
Uno dei miei gruppi preferiti sono i Kinks.
Il loro disco che amo di più è “The Kinks Are The Village Green Preservation Society”, incentrato interamente sulla nostalgia per una vecchia Inghilterra che sta scomparendo.
Bingo, tutto torna.
Com’è noto, il disco è una sorta di concept su un villaggio rurale inglese, forse situato nel Devon. Ma lì, tra quei prati dove si gioca a cricket, Ray Davies (sempre sia lodato), inserisce alcuni dei suoi temi classici: il tempo che passa inesorabilmente, gli amici di infanzia ormai persi di vista, la natura non azzannata dalla città e gli ultimi treni a vapore. Quest’esibizione è del 1973, cinque anni dopo l’uscita dell’album, e ci sono baffi e, soprattutto, maglioni straordinari. I due fratelli Davies incrociano le voci e dietro a loro ci sono fiati spettacolari. Cantano una cosa come ”Dio salvi i piccoli negozi, le tazze in porcellana cinese e la verginità”. Mi sono sempre domandato se la Regina Elisabetta fosse informata sui Kinks.
La nostalgia è una brutta bestia, ma solo per chi non la conosce. Presuppone che ciò che ti manca ti sia piaciuto molto in passato. Quindi ne culli il ricordo, lo “mantieni” con dolcezza. E se lo fai con i Kinks di sottofondo, funziona ancora meglio.
Diciamolo: chi altri potrebbe concepire una rima come:
We are the Sherlock Holmes English-speaking Vernacular
God save Fu Manchu, Moriarty and Dracula
nessuno, chiaramente. E allora, sempre e comunque: God Save The Kinks
https://www.youtube.com/watch?v=AJ-BFlTo5ag
Passato un buon weekend? Spero migliore di quello del video di Weyes Blood (aka Natalie Laura Mering), piuttosto Lucio Fulci, a dirla tutta. “Titanic Rising” è uno dei picchi del 2019. Cantautorato 70′s (Laura Nyro quando è supportata dai fiati? i Carpenters?) giocato tra estasi pop e apocalisse dietro l’angolo. Il Natale si avvicina e, inevitabilmente, fioccano le richieste disperate e disparate. Una delle migliori: “Avete dischi di Mia Marini quando era ancora viva?”. Attenti, perché è sottile. Sottintende che cosa? Forse la possibilità che ci mandino inediti dall’aldilà (pensate che sviluppo, per il mercato discografico)? Desiderava qualcosa del suo periodo artistico ancora “propositivo”? Non voleva raccolte? Chissà. Meno criptica, ma notevole anche “Avete una bella raccolta in dvd di Renato Rascel. Ma fatta bene?”. Dritta, precisa, in barba all’indie rock, al rock sotterraneo e persino a Weyes Blood. Alè.
https://www.youtube.com/watch?v=CrwZYTqMky0
Nel 2017, le foto di questa ragazza che fronteggia un militante dell’estrema destra inglese, hanno fatto il giro del mondo. Lei sorride e non arretra di un centimetro di fronte alle offese del tipo dell’English Defense League. E, per giunta, indossa una t-shirt degli Specials. Si chiama Saffiyah Khan, è nata in Inghilterra, ed è figlia di genitori pakistani e bosniaci, all’epoca ha 18 anni. Terry Hall, il cantante della band ska di Coventry, la chiama e le affida il compito di cantare e modificare il testo di “Ten Commandments of Man”, un classico di Prince Buster. La canzone finisce sul disco (eccellente e vergognosamente poco considerato) di ritorno degli Specials di quest’anno, “Encore”, quindi vanno in tour insieme. La bellezza dell’insieme è evidente, ma qui, nel blog di Tony Face
http://tonyface.blogspot.com/2019/04/the-specials-e-saffiyah-khan.html
(leggenda mod italiana e autore di ottimi libri musicali), trovate qualche dato in più.
Gli Specials sono una delle mie band eroiche. Ho imparato ascoltandoli il valore di un concetto come “multirazziale”. Il loro esordio, oltre a essere uno dei dischi migliori di tutti i tempi, è stato anche uno dei primi che ho comprato. Avevo compiuto da poco quattordici anni e sono andato in un piccolo negozio che stava nel sotterraneo di un enorme rivenditore di elettrodomestici e hi-fi del mio quartiere. Avevo pochi soldi e idee confuse. Andai dal commesso con due dischi in mano e gli chiesi “Tu quale mi consiglieresti?”. Lui mi ha guardato e poi ha risposto “Sono entrambi molto buoni, ma per questo c’è tempo”. Era “Rust Never Sleeps” di Neil Young. “Dammi retta, compra questo e divertiti”. E, ovviamente era “The Specials”. Chissà che fine ha fatto, ma ovunque tu sia, grazie ancora per la dritta.
https://www.youtube.com/watch?v=TSMffdtyOwI
Anche quando sono debole e mi sto per spezzare
e starò piangendo alla stazione ferroviaria
perché posso vedere i tuoi volti
C’è così tanta pace da trovare nei volti delle persone
Bè, in Inghilterra è andata come temevo, forse persino peggio. Diciamo che questo è il commento che faccio più o meno su tutto quello che accade nel mondo. Sentirsi rifiutati da quell’Isola, che tanto amiamo (bastano musica e calcio?) non è una bella sensazione. Forse dovrebbe insegnarci qualcosa il concetto di “sentirsi rifiutati”. Che gran tristezza. Come mi consolo? Nel solito modo, cerco rifugio e consolazione tra i dischi, tra quello che mi dicono. In quello che provano a cambiare, anche solo a modificare leggermente. Lo so, la musica forse non ha più quel potere, però . Chissà. Per dire, io credo in Kate Tempest, nel suo accento cockney, nella sua rabbia mista alla dolcezza che in quegli anni non puoi avere ancora smarrito del tutto. Migliaia di parole le sue, anche nei libri, sempre precise, malinconicamente taglienti. Ecco, lei è una delle mie speranze
London Call(ing)? Kate Answers
bonus:
https://www.youtube.com/watch?v=ffxrCDvJ8LI
Europe Is Lost. Epitaffio in rime e groove.
https://www.youtube.com/watch?v=XvUBbROsXBw
Ok, scusate. Non dovrei scegliere canzoni tristi e storie tragiche. Ma questo è un tributo necessario. La vita di David Berman è stata ricca e molto complicata. Ha fatto bei dischi sotto il nome di Silver Jews, scritto libri, ispirato i Pavement, disegnato cartoon, ed è riapparso quest’anno con un lavoro intitolato come il suo nuovo progetto, Purple Mountains. Un disco bellissimo. Ma prima aveva sperimentato droghe, disagi personali, tentato il suicidio e rifiutato le cure (per correre al Loews Vanderbilt Hotel di Nashville e domandare la stanza dove Al Gore aveva preso residenza durante le elezioni perse nel 2000. Voleva morire lì…). Si era ripulito, ma aveva accumulato una enorme cifra di debiti. “Purple Mountains” è stato acclamato ovunque, ma David, poco prima di partire per il tour, si è ucciso nella sua stanza di Brooklyn. “Sad Song”, direbbe Lou Reed a cui, molto spesso, David assomigliava nelle ballate e nel tono della voce. Questo video è un addio preciso. Il testo non mente, guardiamolo negli occhi e ricordiamoci di lui.
https://www.youtube.com/watch?v=P96cFKd4irY
Del pop neozelandese anni ’80 e di come sia giusto considerarlo uno dei grandi miracoli dell’umanità, parlo nel My Tunes (la mia longeva e vergognosamente autobiografica rubrica) del numero di Rumore https://rumoremag.com/ in edicola questo mese. Ma lì racconto i Chills e davvero non potevo immaginare di non dedicare un po’di gloria ai Verlaines, da Dunedin, la terza capitale dell’indie pop mondiale (le altre due? bè, ovviamente Glasgow e Olympia). Death And The Maiden, 1982, è un inno assoluto e questo dovrebbe esservi chiaro dopo averla ascoltata, ma fissiamo insieme alcuni punti fondamentali.
1- l’importanza di alcune domande poste nel testo:
Ti piace Paul Verlaine?
Pioverà oggi?
Dobbiamo fare una foto?
2-sono tutti bellissimi
-Graeme Downes, che canta come un attore maledetto della Nouvelle Vague.
-Jane Dodd, incantevole bassista (oggi produce gioielli. Nel 1982 anche…) -prego andare a 3:48 quando fa il coro.
-la sequenza di volti femminili che scorre da 3:50 in poi. Cinematografia pura.
3-la presenza e l’importanza dei conigli
assolutamente riveriti e accarezzati
4-il tipo in montone e cravatta
a-chi l’ha invitato? (è palesemente fuori contesto)
b-l’aria (stile – eccomi qui, dai che stasera si carica) che assume a 2:20
c-lo sbadiglio da grullo totale a 2:34
d-che fine fa?
5-tutti che ballano benissimo
dai, è vero. Quello sulla finestra, poi. Imbattibile
6-il titolo
lo stesso di un dipinto di Egon Schiele, dove una donna abbraccia uno scheletro. Giocatevela in società, questa.
7-il verso finale
Finirai come Rimbaud
Fatti sparare da
Verlaine, Verlaine, Verlaine, …
che meraviglia.
https://www.youtube.com/watch?v=Ympb4Q-HhcM&t=302s
Rieccoci. Torna il calendario dell’avvento di Backdoor, tradizione consolidata natalizia, come l’influenza, le playlist di fine anno e il panettone di farro (quello potete mangiarlo, come sempre, solo al party natalizio backdooriano a fine mattinata del 24). Un altro grande classico del periodo è “su chi punteresti per l’anno a venire”? e giù a snocciolare nomi e grandi promesse mai mantenute. Io, abitualmente, non ci becco mai, sono specializzato in dischi buoni per il “ripeschiamoli” di vent’anni da oggi. Quando saranno dimenticati da tutti e vivranno allegramente solo nei miei scaffali. Ma, pazienza. Quindi, per il 2019, dico Lucio Corsi. Toscano, efebico, un po’ Wes Anderson e un po’ Donovan. Il video è lungo e bello, Lucio comincia a cantare dopo tre minuti, ma confido nella vostra capacità di avere una soglia di attenzione degna del 900 e non di Spotify, quindi guardatelo tutto. Poi, per capire se ho indovinato su Lucio Corsi, ci rivediamo tra un anno. O venti.