Xmas Xtras!

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Grazie a tutti  per aver partecipato al fantastico party natalizio di Backdoor

nota di merito per gli straordinari regali texani del Direttore (ottimo il cappello),

per quelli di Bruno e grazie a Leila per i salatini e le foto (qui sotto)

direttore turkey

il gatto e la volpe

comunist choco

dancing queen

direttore vs self

eccellenze

fiesta

 

papa buono e papa cattivo

regali eccezionali

 

regali

tensione per i regali

saluti dal signor franco


eccellenze natalizie 2015

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come ogni anno, vogliate gradire…

Ancora

“Ce l’avete le cassette per ficcare la musica dentro?” (fa il gesto con la mano, come del picchio sull’abete, “ficca dentro”)

“No, mi spiace” (in realtà ne abbiamo due, però remiamo contro noi stessi, per sfizio)

“E di quelle con la musica già ficcata”

“Nemmeno” (ne abbiamo, ma la signora non mi pare interessata a Brusaschetto/Spaccamonti e Selfimperfectionist, per dire)

“Ah. Io cercavo quello là che canta Ancora” (la accenna, lasciando vibrare la mascella)

“Sì, me la ricordo, di De Crescenzo”

“Ma no, cosa dice, quello era un attore”

esce indignata

 

Luciano_De_Crescenzo_1

 

 

 

 

 

 

 

Fax

“Qualcosa di Fax Gazzè?”

“Max?”

“Fax”

“Niente”

fax

 

 

 

 

 

 

Cristo e Anticristo

“Pronto, negozio di dischi?”

“Sì”

“Ce l’avete il cd con le canzoni di Papa Francesco?”

“No, mi spiace”

venti secondi dopo, squilla di nuovo il telefono

“Negozio dei dischi?”

“Sì”

“Avete metal gothic? O stile Impaled Nazarene?”

 

anticristo1

 

 

CZ

“Buonasera, un’informazione”

“Prego”

“Sareste nelle condizioni di spedire un disco a Catanzaro?”

“Certo”

“Grazie mille, la sua gentilezza mi imbarazza”

“Dovere”

catanzaro-è-la-mia-città

 

La Moltiplicazione 

“Cercavo artisti esibitisi alla trasmissione televisiva Per Factor, ne avete?”

 

Nuovo_logo_X_Factor

 

Letteratura Infantile

“Scusi signore, ha dei libri per bambini un po’animali?”

 

Caucasian boy standing in crib with puppy

 

A Sud

“Dove trovo il reparto del reggae meridionale?”

 

reggae

 

Punk Ittico

“Ha qualcosa di punk per mio figlio? Chiedo scusa per la puzza, ma ho le trote nella busta”

“Si figuri, nessun problema. Faccio un pacchetto ai Discharge?”

trota

Discharge-lyceum

 

 

 

 


it’s the big day

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Domani, 24 dicembre, a fine mattinata,

Vi aspettiamo per festeggiare:

texas xmas minkiats, dolce/salato, compilation limitate,

panettoni/pandori, salami, bim bum bam, vinilie cd,

da bere, da dire, da fare (da baciare non ci scommetterei),

alè, dai.

dove c’è Backdoor, c’è casa

retro xmas


Venerdì 18: Quizzapoppin’!

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Venerdì 18 dicembre: Natale con Rumore/Quizzapoppin’

 

Casseta Popular, Via Tripoli 56, Grugliasco

 

Venerdì 18 dicembre Casseta festeggia il Natale con Rumore,

la nostra rivista indipendente di musica underground.

Appuntamento dalle ore 20 con l’aperitivo (nella versione cena a buffet),

la redazione di Rumore al completo, le idee regalo dal loro banchetto

(dalle serigrafie alle magliette passando per le guide e i numeri della rivista)

e con la sorpresona finale.


Dopo l’aperitivo appuntamento con il 

Quizzapoppin’ – Il grande quiz dell’assurdo.

Imperversa la quizmania a Casseta Pop.

Questa volta è il turno delle domande su argomenti assurdi e improbabili.

Follia assoluta, assemblamento di squadre al momento.

Abbigliamento fuori luogo (cravatte, cappelli, soprattutto) consigliato.

 

Conduce Maurizio Blatto, arbitra Giorgio Pilon.

responsabile amministrativo: il Direttore.

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Si vota, miei cari

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Puntuale come l’agrifoglio e il desiderio di evadere,

ecco che Natale porta anche l’immancabile scheda per le votazioni.

Qui sotto.

Esercitate il vostro sacrosanto diritto di voto,

una democrazia evoluta si vede anche da questo.

dai

VOTAZIONI CLIENTI

BACKDOOR 2015

 

Migliori 10 dischi del 2015:

(i virtuosi possono spingersi fino ai primi 20.

I disturbati sessuali anche fino ai migliori 50)

 

 

 

  

 

Miglior concerto dell’anno

 

 

Miglior canzone dell’anno

 

 

Miglior disco italiano dell’anno

 

 

Miglior ristampa dell’anno

 

 

Miglior ep dell’anno

 

 

Disko minkia

 

 

 

Nobel:

Inspiegabilmente l’intera Accademia Reale Svedese è colta da un’influenza intestinale.

Tocca a te e soltanto a te assegnare i Premi Nobel.

Ma li puoi consegnare soltanto a gente del mondo musicale.

Ecco i premi (volendo, puoi motivarli)

 -Premio Nobel per la fisica

-Premio Nobel per la chimica

-Premio Nobel per la medicina

-Premio Nobel per la letteratura

-Premio Nobel per l’economia

-Premio Nobel per la pace

-Premio Nobel per il picio

(recente introduzione. Per i non piemontesi, è da intendersi come il Premio Nobel per l’idiota)

 


venerdì 27 novembre: colazione e tutti allo stadio

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Ore 8,30

 

Colazione (offerta) e trenta minuti di Creative Morning

(tutto da Born in Berlin, Via San Dalmazzo 9A, Torino).

Maurizio Blatto: Job’n’Roll

 

https://creativemornings.com/talks/job-n-roll-with-maurizio-blatto

 

https://www.facebook.com/CreativeMorningsTurin/?fref=ts

 

Ore 21,30

 

Casseta Popular, Via Tripoli 56, Grugliasco

“Pareggia o Raddoppia?” Il grande quiz del calcio.

Per quelli che sanno dove è nato Geronimo Barbadillo (Lima, 1952), ma anche per chi la domenica pomeriggio guardava Corrado in tv invece di andare allo stadio.
Abbigliamento sportivo (maglie, sciarpe) consigliato.

 

Conduce Maurizio Blatto, arbitra Giorgio Pilon.

http://www.cassetapopular.it/

 

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da Casseta Popular

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Il cuore dentro alle scarpe. Uomini di calcio: le loro storie, la loro magia
 

Il cuore dentro alle scarpe – atto terzo

“Nel 2013 ci venne quest’idea forse un po’ fuori dagli schemi per un circolo Arci: creare un piccolo Festival per parlare di calcio. Ma parlare di calcio liberandolo dall’urgenza della pura cronaca sportiva. “Il calcio non è cronaca, è racconto”. Niente risultati, commenti tecnici, polemiche. Noi volevamo parlare di calcio usandolo come strumento per parlare di uomini e per raccontare delle storie. Storie epiche, storie divertenti, storie poetiche, storie umane. E raccontare attraverso quegli uomini delle epoche, dei luoghi, dei sentimenti.”

Tre edizioni. Non ci avremmo scommesso quando abbiamo cominciato. E invece, è stato un crescendo. Abbiamo fatto tesoro degli insegnamenti delle due edizioni precedenti e abbiamo messo giù il programma che sognavamo da tempo. Abbiamo allargato il campo di osservazione: non più o non solo le storie dei singoli, ma la Storia, nel suo complesso. La Storia che irrompe nei fatti del calcio. Perché il calcio non ha un percorso a sé, il calcio è specchio di ciò che succede. E spesso spiega le cose meglio di altro.L’intreccio tra calcio e politica è il comune denominatore di questa edizione, il filo conduttore delle cinque serate. Viste dai campi di pallone e dagli spalti, vogliamo raccontare la storia della guerra in Jugoslavia, la storia di Hillsborough e di come siamo finiti dalle curve dritti seduti sui divani, la storia dell’Heysel e le storie del calcio militante, così come lo vivono in Irlanda del Nord, nei Paesi Baschi e in Germania.

E in più un appuntamento per mettervi alla prova e ridere un po’ con voi e di voi. La serata quiz, a cui non servono presentazioni.

Il programma è quello che segue, le modalità di accesso sempre le stesse. Ingresso libero riservato ai soci Arci.

Venerdì 13 novembre ore 21.30:

“La Jugoslavia più forte di sempre.
Quando la guerra ruba la storia.”

Le guerre di indipendenza degli anni ’90 hanno privato il calcio di un pezzo della sua storia: la nazionale Jugoslava a cavallo tra il 1990 e il 1992 era da tutti considerata geniale, piena di talento, elegante. Un viaggio alla scoperta di quella squadra e di quegli uomini a cavallo tra sport e politica per capire cosa ci siamo persi. Una nazionale, quella jugoslava, che per due anni domina la scena europea con risultati fatti di bellezza e sacrificio e che perde solo una partita, quella ininfluente contro la Danimarca, si prepara a vivere un Europeo da protagonista assoluta, da candidata al titolo. Poi, la guerra. E quell’Europeo da dominare lo vince proprio la Danimarca, ironia della sorte, ripescata all’ultimo.

Intervengono: Damiano Benzoni (giornalista, East Journal), Alessandro Gori (giornalista), Andrea De Benedetti (giornalista, scrittore, Guerin Sportivo)
Sabato 14 novembre ore 21.30:

“96 bugie per una Premier League.
Il disastro di Hillsborough equivoco alla base del calcio moderno”.

Cos’hanno in comune Margareth Tatcher e le incursioni delle telecamere negli spogliatoi prima della partita? Perché allo stadio preferiamo il divano? Ha senso oggi dire che si “tifa” per una squadra, esattamente come si diceva 25 anni fa? Un’analisi del percorso che ci ha condotti al di fuori degli anni ’90, dal calcio che fu al calcio moderno, partendo dalla madre di tutte le bugie. Il 15 aprile 1989, Hillsborough, Regno Unito.

Il calcio come oggi lo conosciamo è fatto forse più di televisioni, replay e divano che di stadio e gradinate. Proveremo a capire come siamo arrivati a questo calcio, sempre più legato a doppio filo agli introiti delle televisioni e sempre meno a quelli del botteghino, sempre più prodotto da vendere e sempre meno esperienza da fruire in prima persona, testimoniandola con la propria presenza all’interno di uno stadio. E partiremo nel farlo dalla madre di tutte le bugie: partiremo dalle 96 vittime di Hillsborough, da quel disastro che segnò l’occasione per rendere gli stadi sempre meno luogo del tifo e sempre più esperienza di pochi, indirizzando la politica che governa il calcio verso il dominio televisivo. Capiremo perché, alla base di una trasformazione epocale, ci fossero Margareth Tatcher e una bugia durata 25 anni.

Intervengono:  Christiano Presutti (co-fondatore del collettivo Luther Blissett, con Luca Di Meo (Wu Ming 3) ha fondato il blog Fútbologia), Fulvio Paglialunga (giornalista, ha scritto per la Gazzetta dello Sport e per il Corriere del Giorno. Autore di “Ogni benedetta domenica” (ADD) tratto dalla trasmissione da lui ideata e condotta su Radio Rai. Collabora con Ultimo Uomo, Rivista Undici, Rivista Studio. Ora a Rai 1), Luca Di Meo (Wu Ming 3, scrittore, membro del collettivo Wu Ming fino al 2008, co-fondatore del progetto Fútbologia, autore insieme a Christiano Presutti del documentario “Nel pallone”), Andrea De Benedetti (giornalista, scrittore, ha lavorato per il Guerin Sportivo, il Manifesto, Tuttosport. È autore di diversi libri tra cui “Binario morto” con Luca Rastello).
Giovedì 26 novembre ore 21.30:

Incontro con Gian Luca Favetto in compagnia di Beppe Quaglia e Leandro Agostini.

Presentazione del libro “Il giorno perduto. Racconto di un viaggio all’Heysel”
La storia di un viaggio verso Bruxelles compiuto da due parti dell’Europa, la Valchiusella nel Torinese e Liverpool, in Inghilterra, da quattro ragazzi tifosi.

Venerdì 27 novembre, ore 21.30:

“Pareggia o Raddoppia?” Il grande quiz del calcio.

Per quelli che sanno dove nacque Geronimo Barbadillo (Lima, 1952), ma anche per chi la domenica pomeriggio guardava Corrado in tv invece di andare allo stadio.
Abbigliamento sportivo (maglie, sciarpe) consigliato.I quiz che sono diventati celebri a Casseta Pop. Ne abbiamo fatti sugli anni Ottanta e sugli anni Novanta. Ora ci cimentiamo con il calcio ma senza tralasciare la cultura generale e tutto il resto. Stessa squadra di sempre:

Conduce Maurizio Blatto, arbitra Giorgio Pilon.

Sabato 28 novembre, ore 21.30:

“Un calcio al fascismo – Storie di calcio militante tra Amburgo, Derry e Bilbao”.

Il calcio quando è bandiera, strumento di lotta e rivendicazioni; il calcio quando ancora è un tutt’uno con la politica, così come lo vivono in Irlanda del Nord, nei Paesi Baschi e ad Amburgo. Parleremo di indipendenza e autonomie e racconteremo la storia del St. Pauli.

Intervengono: Edoardo Molinelli, (Minuto Settantotto, Athletic Club), Alessandro Colombini (Minuto Settantotto, autore di “Strikers – Viaggio in Irlanda del Nord tra George Best e Bobby Sands”), Marco Petroni (autore di “St. Pauli siamo noi – Pirati, punk e autonomi allo stadio e nelle strade di Amburgo”).

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Privè novembre 2015: addio alle armi

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addio alle armi

 

Riprendo il privè dopo lungo tempo, per una disquisizione privata, noiosa, scontata, e rivolta soprattutto a me stesso. Desistete subito dalla lettura.

 

Avevo accolto come una benedizione il fatto che il derby si svolgesse alle 18,00 del sabato. Per una volta l’idiozia dell’asservimento alle esigenze televisive del calcio a tutte le ore giocava a mio favore. Ero in negozio, lavoravo, e non avrei potuto vederlo. Una forma di autodifesa, un pezzo di cartone a riparo dalle inevitabili raffiche di incazzature, sfighe e livore. Verso le 17,45 Backdoor si è svuotato e la scintillante Piazza Barcellona si è abbandonata al suo presente di immondizia e macchine parcheggiate fuori dagli spazi blu a pagamento. Da lì in poi qualche disgraziato che tirava già i mortaretti di capodanno (mancano solo due mesi, in fondo), un imprevedibile acquirente di Zappa e poi il nulla. Due amici a confortarmi nel finto disinteresse. Il primo ci ha salutato al termine del primo tempo, il secondo mi ha sostenuto fino alla fine. Grazie Andrea, per giunta avevamo festeggiato il tuo compleanno. Ascoltavamo dischi che ci ricordavano i nostri gruppi preferiti: gli Ultimate Painting per i Velvet Underground, gli Eyelids OR per i Big Star. Poi ogni tanto aggiornavamo il sito di Repubblica e guardavamo il risultato. 1-0, merda. 1-1 Bovo, incredibile. Ci imponevamo di stare di là, in negozio tra i vinili. Non facciamoci del male, torniamo tra dieci minuti, quanto manca? Poi, verso la fine, non abbiamo resistito e i tempi di verifica si sono accorciati. Teniamo il pareggio, va bene così, va bene così. Fisicamente ci siamo spinti via dal computer. Torniamo alla fine. E così abbiamo fatto, con lo stomaco a pezzi e una vaga certezza di esser massacrati da quanto avremmo letto. Inevitabilmente, è andata come temevamo. 2-1 per la Juve, ultimo secondo, Cuadrado. Di nuovo. Non è possibile, dai. Che sfiga. No, forse gli altri hanno più voglia di vincere. Vero, magari siamo noi che non sappiamo mai tenere il risultato. E avanti così, l’ancora dopo ve lo risparmio. Andrea, che non era nemmeno nato quando abbiamo vinto l’ultimo scudetto, se n’è andato nel buio metallizzato di fine giornata e io ho tirato giù la serranda. Ecco, questa è l’immagine definitiva del mio rapporto con il Toro e con il calcio: chiudo. Sono esausto, per me va bene così, non ne ho davvero più. Fine. Conosco gente che ha smesso con l’eroina (e si è di sicuro divertita più di me), dovrei farcela anche io con il Toro. E l’unico modo che conosco per staccare è quello del tacchino freddo, mollare tutto subito. Ho appena dato disdetta a Sky Sport (rinunciando persino al mio adorato tennis), certo che non vedere è già quasi non sapere, e quindi non patire. Mentre tornavo a casa ho trovato il metrò pieno di mostri. Fittizi, con le facce imbiancate e i ragni di gomma, che andavano a festeggiare Halloween da qualche parte. E reali, un gruppo di ultras romani della Juve, sovraeccitati, che puzzavano di birra e avevano dei tatuaggi fatti male sul collo. Esibivano scritte nazi fasciste sugli zaini e mostravano evidente ostilità verso un ragazzo di colore seduto davanti a loro. Io non voglio avere più nulla a che spartire con tutto questo, sono stato un ragazzo di curva, ma non ho mai subito il fascino degli ultras. Mai. È gente che al di fuori dello stadio disprezzo profondamente e non capisco perché dovrei tollerare intorno al prato di gioco. Gioco che peraltro mi annoia da anni, sempre più simile a un disco di Springsteen: pochezza assoluta pompata dalla retorica più stordente. Odio i calciatori, tutti tatuati come dei circensi in avaria, esagitati nell’esultanza, irrimediabilmente simili al loro primigenio generatore: Diego Armando Maradona, il sire della volgarità e del qualunquismo populista. Non vado più allo stadio da una vita e mi domando come mi possa ancora appassionare dopo Moggi, i mondiali in Qatar, i boia chi molla scritti a biro sulle maglie, le scommesse, i politici che vanno a caccia di voti in curva, gli errori di grammatica sugli striscioni. Basta, sono pieno di dischi da ascoltare e libri da leggere. Voglio essere come quelli che non sanno nemmeno chi ha vinto l’ultimo scudetto, invidio il mio amico Antonio, che non ha più il suo Brindisi da tifare. Ecco, desidero anche io non avere più nessuno da tifare. Essere ateo, sganciarmi anche da questa presunta “fede”. Ho mollato gesùcristo, dovrei farcela anche con Cristian Molinaro. Quindi ho preso tutti i libri sul Toro e sul calcio, le maglie e le sciarpe e le ho messe in un baule, vicino all’abbigliamento da sci e ai quaderni delle elementari: tra le cose morte. Domani compio quarantanove anni e sento il dovere di regalarmi un briciolo di ragionevolezza. Giusto smettere con il Toro di Ventura, un allenatore che, mi sia concesso, ho sempre detestato. Lui e il suo presuntuoso calcio alla Lucio Fontana in orizzontale, tagli continui, ripetuti, inutili, eterni, con la sola variante di un passaggio indietro al portiere (lo so, quello non è un portiere). Giusto smettere con un campionato dominato da giocatori stranieri, la cui maggioranza è stata scelta per il fisico e non per i piedi. Giusto smettere dopo una sconfitta con la Juve, squadra che ho ovviamente odiato sportivamente e per ciò che (e chi) rappresenta nella mia città. Ultimo allenatore amato: Gianni De Biasi. Ultimi calciatori che mi hanno esaltato (per ragioni diametralmente opposte) Matteo Darmian e Maxi Lòpez. Idoli di sempre: Paolo Pulici e Gary Lineker. Io me ne vado. Buona fortuna a chi resta. Addio.

 Maurizio Blatto

(in sottofondo The Tired Sounds of Stars of the Lid)

the-tired-sounds-of-stars-of-the-lid

 

 

 

 

 

PS

il mio vero addio al calcio, felice e tra amici, sarà questo.

Venerdì 27 novembre, ore 21.30:

“Pareggia o Raddoppia?” Il grande quiz del calcio.
Per quelli che sanno dove nacque Geronimo Barbadillo (Lima, 1952), ma anche per chi la domenica pomeriggio guardava Corrado in tv invece di andare allo stadio.
Abbigliamento sportivo (maglie, sciarpe) consigliato.
Conduce Maurizio Blatto, arbitra Giorgio Pilon.

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